Il titolo di questa meditazione prende ispirazione dall’icona di Rembrandt: “Il ritorno del Figliol prodigo”. Nel quadro possiamo notare alcuni particolari che sono una vera e autentica rivelazione, infatti, l’arte, quando nasce da una profonda meditazione, ci fa intuire il mistero. Le mani del Padre, che accolgono e abbracciano il figlio ritornato, vestito di logori stracci, con i piedi scalzi e piagati, non sono uguali: la mano destra è quella di una madre, mentre la sinistra è quella di un padre. Non casualmente, l’autore non ha messo sulla scena nessuna donna, proprio per sottolineare che Dio è padre e madre. Altro particolare sono gli occhi del Padre: occhi di un cieco. Il Padre della parabola ha consumato gli occhi nello scrutare l’orizzonte nell’attesa del ritorno del figlio.
Giona è l’unico personaggio nel quale la coscienza di Cristo si identifica deliberatamente, ciò non accade con nessun altro personaggio biblico. Ci riferiamo al “segno di Giona”. Giona è un indice puntato verso Cristo nel senso letterale del termine. “Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: “Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno”. Ed Egli rispose: “Una generazione perversa ed adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”(Mt 12, 38-40).
Il 20 gennaio al Santuario parte il primo weekend biblico con don Nazareno Pandozi. Il rabbino Giuseppe Laras, alla domanda quale fosse il libro più adatto per incominciare ad insegnare la Bibbia ai giovani, rispondeva: “ A questi giovani consiglierei il Qohelet, ma ancor più il libro di Rut, dove sono forti i sentimenti di bontà e generosità, forza, speranza, affetto vibrante. La semplicità e la franchezza, il senso della famiglia, e lo spirito di sacrificio, la mancanza di eventi esteriori, i nobili sentimenti dell’anima ci conducono dentro una storia dove Dio tesse i suoi fili misteriosi”.
E’ molto bello e significativo oggi pensare nella ricorrenza del Natale e di Chanukhah al legame profondo che lega due città di forte sapore simbolico e teologico: Gerusalemme, luogo del Tempio riconsacrato e Beth-lehem, il luogo della culla di Gesù, figlio d’Israele. Buon Natale! Chanukhah Sameah!