Un mese con Papa Francesco, eppure sembra che sia sempre stato con noi. Quel “buonasera”, rivolto ai fedeli pochi minuti dopo l’elezione e che tanto aveva stupito per la sua sorprendente semplicità ha ora il sapore della familiarità per tutti e non solo per i fedeli di Buenos Aires che, negli anni, hanno imparato a conoscere e amare lo stile semplice, umile, in una parola evangelico del loro pastore. Vescovo e popolo appunto. Un binomio che Francesco ha voluto subito richiamare affacciandosi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, la sera del 13 marzo. Popolo al quale il nuovo vescovo di Roma, in modo inedito, ha chiesto di pregare inchinandosi per riceverne la benedizione: “E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima, prima vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. (13 marzo 2013, Prime parole dopo l’Elezione)
Il giorno dopo l’Elezione, come annunciato ai fedeli, Papa Francesco si reca di mattina presto alla Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio alla Vergine. Il nuovo vescovo di Roma porta dei fiori alla Madonna. Un gesto che richiama con forza la dimensione mariana di Jorge Mario Bergoglio. Poi, nel pomeriggio, la prima Messa celebrata da Papa, nella Cappella Sistina, assieme a quelli che chiama “fratelli cardinali”. Papa Francesco incentra la sua omelia su tre parole, tre verbi: camminare, edificare, confessare. Al centro di queste azioni che contraddistinguono la vita di discepoli di Cristo, è il suo monito, deve sempre esserci la Croce: "Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore". (Messa pro Ecclesia, 14 marzo)
E sempre ai cardinali, ricevuti il 15 marzo in udienza, chiede con forza di non cedere “al pessimismo”, all’amarezza che il “diavolo ci offre ogni giorno”. Non bisogna cedere al pessimismo, osserva, perché “lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione”. Nei primissimi giorni di Pontificato, sembra a tutti naturale pensare che il nome scelto dal Papa sia legato a San Francesco d’Assisi. Un pensiero che lui stesso conferma incontrando i giornalisti di tutto il mondo in Aula Paolo VI. Il Santo Padre confida alcune emozioni vissute al Conclave e in particolare rammenta l’invito del cardinale brasiliano Hummes a non dimenticare i poveri:
“'Non dimenticarti dei poveri!'. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. (…) E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”. (Udienza ai giornalisti, 16 marzo)
La prima domenica da Papa viene vissuta da Francesco come una “giornata normale”. E’ un sacerdote, un vescovo, e dunque celebra una Messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. All’uscita, tra gioia e stupore, va a salutare i tantissimi fedeli che si sono assiepati fuori dall’ingresso. E’ il primo bagno di folla per Papa Francesco, di un pastore che non vuole sottrarsi all’abbraccio dei suoi fedeli. E che rientra nella logica della Misericordia, nel Dna di Jorge Mario Bergoglio come si coglie anche dal suo motto episcopale, Miserando atque eligendo. Non stupisce, perciò, che nel primo Angelus davanti ad una Piazza San Pietro gremita, parli proprio dell’amore di Dio che mai si stanca di perdonare:
“Lui, mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti”. (Angelus, 17 marzo)
Passano due giorni e Piazza San Pietro torna a riempirsi, stavolta non solo di semplici fedeli ma anche di capi di Stato e leader religiosi, tra cui il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. E’ il 19 marzo, festa di San Giuseppe patrono della Chiesa universale, e Papa Francesco celebra la Messa per l’inizio del suo ministero petrino. Il Papa percorre più volte la piazza a bordo della sua jeep scoperta e più volte si ferma per salutare i fedeli, per baciare i bambini. Va incontro ai malati, ai sofferenti, ai disabili: li benedice, li abbraccia. L’abbraccio amorevole di un padre ai figli che hanno più bisogno. Ad ascoltare il 266.mo Pontefice ci sono, dunque, i potenti della Terra, ma Francesco ha voluto vicino a sé anche gli ultimi, come un rappresentante dei poveri cartoneros di Buenos Aires. Dell’omelia, focalizzata sul tema del “custodire” il prossimo e il creato, rimarrà nella memoria il passaggio sul potere come servizio:
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce”. (Messa di inizio Pontificato, 19 marzo)
E uno dei servizi che il Papa può rendere all’umanità è quello di essere costruttore di ponti, Pontefice appunto, e promotore di pace. San Francesco è l’uomo del dialogo e il Papa che, per primo, ha preso il suo nome vuole mettersi sul cammino del Poverello d’Assisi, come dirà agli ambasciatori di tutto il mondo, nell’udienza al Corpo diplomatico presso la Santa Sede:“Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare!”. (Udienza a Corpo diplomatico, 22 marzo)
Il giorno dopo, un evento che entra nei libri di storia: Papa Francesco incontra Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Per la prima volta un Papa abbraccia un Papa emerito. E’ l’abbraccio tra due “fratelli”, come Francesco sottolinea in un momento di grande commozione. Significativamente questo avvenimento unico avviene alla vigilia della prima Settimana Santa celebrata dal nuovo vescovo di Roma. Il 24 marzo, Domenica delle Palme, un tiepido sole riscalda gli oltre 200 mila fedeli che sono convenuti in Piazza San Pietro per la Messa. Tantissimi i giovani presenti e proprio a loro, il Santo Padre rivolge parole di incoraggiamento:
“E per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”. (Domenica delle Palme, 24 marzo)
Il Giovedi Santo, il Papa va dunque a ribadire di persona questa esortazione ai giovani detenuti del Carcere romano di Casal del Marmo. Papa Francesco lava i piedi a 12 di loro, tra cui due ragazze. A questi giovani, porta “la carezza di Gesù”, la misericordia di Dio che mai si stanca di perdonare. Prima della Messa in Coena Domini, celebrata nel carcere minorile, la mattina il vescovo di Roma aveva celebrato la Messa crismale con i sacerdoti della sua diocesi. Nell’omelia, l’invito ai preti romani, e non solo, ad uscire da se stessi e ad andare nelle periferie, fisiche e esistenziali, dove il popolo soffre di più. Un pastore, avverte, non può non conoscere le sue pecore:
“Questo io vi chiedo: siate pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini”. (Messa crismale, 28 marzo)
E un pastore, anzi ogni cristiano – ricorda alla sua prima Via Crucis al Colosseo – deve sapere che la “Croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo”. Ecco da dove nasce la speranza del cristiano, proclama con forza la Domenica di Pasqua: dall’amore di Gesù che ha vinto la morte. Sono passate meno di tre settimane dall’elezione e Papa Francesco torna ad affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. “Cristo è risorto”, annuncia con il volto gioioso. E nel messaggio pasquale incoraggia tutti, “a Roma e nel mondo”, a lasciarsi trasformare da Gesù: “Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire il creato e far fiorire la giustizia e la pace”. (Benedizione Urbi et orbi, 31 marzo)
Prima della Benedizione Urbi et Orbi, Papa Francesco aveva girato più volte a bordo della sua jeep scoperta in Piazza San Pietro per salutare quanti più fedeli possibili. Tanti i bambini che il Santo Padre bacia e benedice, come avverrà in ogni udienza generale. Commuovente l’abbraccio prolungato che riserva ad un giovane disabile. Immagine che è già un simbolo del Pontificato. Tra i gesti che colpiscono, in queste prime settimane, la scelta del Papa di rimanere ad abitare nella Casa Santa Marta. Ogni mattina, il Santo Padre celebra una Messa nella Cappella della Domus. Le omelie sono sintetizzate dalla nostra emittente, e così i fedeli di tutto il mondo possono avere il commento del Papa al Vangelo del giorno. Ecumenismo, impegno per i poveri, slancio verso la nuova evangelizzazione: sono tra i temi che il nuovo Papa mette al centro del suo ministero già nel primo mese. Tra questi spicca anche il rilievo che il Papa attribuisce ai laici e in particolare alle donne. All’udienza generale del 3 aprile, tra gli applausi della Piazza, Papa Francesco elogia il genio femminile al servizio del Vangelo:
E questo è bello, e questo è un po’ la missione delle donne, della mamme, delle nonne. Dare testimonianza ai loro figli, ai loro nipotini, che Gesù è vivo, è vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza!”. (Udienza generale, 3 aprile)
“Avanti con questa testimonianza”. Un’esortazione che, con parole diverse ma con lo stesso spirito, Papa Francesco ripete domenica 7 aprile quando al Regina Caeli in Piazza San Pietro richiama il Beato Wojtyla nell’esortare i fedeli a non avere paura di annunciare Gesù e di portarlo anzi nelle piazze tra la gente. E una piazza l’aspetta con trepidazione il pomeriggio. E’ Piazza San Giovanni in Laterano, gremita di fedeli per la presa di possesso della Basilica Lateranense, della sua Cattedra di vescovo di Roma. Vescovo e popolo. Il binomio, con cui si era presentato al mondo la sera del 13 marzo, torna a risuonare con grande forza nel saluto che Papa Francesco rivolge ai romani:
“E andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il vescovo, tutti insieme, avanti sempre con la gioia della Risurrezione di Gesù: Lui sempre è al nostro fianco”. (Messa in San Giovanni in Laterano, 7 aprile)