Giulia Francesca Caterina Postel nacque a Barfleur, vicino a Cherbourg, in Francia, in un villaggio di pescatori sulla costa normanna nel 1756, da Giovanni e Teresa Levallois, pii e facoltosi contadini. A cinque anni, avendo incontrato per strada una bambina coperta di stracci, le donò il mantello. Un’altra volta regalò le scarpe a un piccolo mendicante. La mamma la sgridò per quelle sue liberalità, e allora Giulia non si vergognò di andare a questuare per i poveri, di portare zuppa, legna e acqua agl’infermi, di rassettare le loro case.
Esuberante per natura, ella si dominava, e anziché andare a trastullarsi con le amiche, amava ritirarsi in disparte per pregare. La vista di un serpente le avrebbe cagionato meno orrore che un peccato veniale. Ancora piccina avrebbe voluto udire sempre il tuono perché in quel momento anche gli empi, anziché bestemmiare il nome del Signore, lo invocavano con rispetto. Studiò in una scuola locale e poi all’abbazia di Valonges, dove decise, all’età di nove anni, di consacrarsi a Dio, professando privatamente un voto di verginità.
Segretamente, in quaresima, non mangiava che pane secco. Dopo che ebbe ascoltato una predica sul digiuno, si fabbricò delle bilance mediante conchiglie per pesare “le due once di pane che componevano la sua colazione”. Il confessore le proibì quelle mortificazioni sproporzionate all’età, e allora mise dei bastoncini nel proprio letto e per cuscino fece uso di una pietra. Un giorno, uscendo di scuola, vide in un prato due soldati pronti a battersi in duello. Giulia corse tra loro, sollevò sotto i loro occhi un crocifìsso, e li supplicò per amor di Dio di riconciliarsi.
S. Maria Maddalena Postel1Le monache vollero che restasse con loro come novizia, ma all’età di diciotto anni, ritornò nella sua città natale e fondò una scuola per ragazze.
La Rivoluzione (1789) vide la Chiesa di Barfleur passare nelle mani del clero costituzionale, e Giulia fu tra coloro che rifiutarono di riconoscerne l’autorità. Durante gli orrori della rivoluzione francese ospita sacerdoti perseguitati e li aiuta a fuggire in Inghilterra, allestì una cappella nel sottoscala della sua casa, dove poter celebrare la Messa e conservare il SS. Sacramento, con il quale potersi comunicare per mezzo di pinzette d’argento e fu tanto stimata dal clero che vi officiava che le fu permesso portare la comunione agli infermi [S. Pio X (26 ago.) la definì “sacerdotessa” al momento della sua beatificazione], poi nel 1798 diventò terziaria francescana.
Giulia, dopo il concordato del 1801, lavorò per quattro anni per ricostruire la fede del popolo e ripristinare la vita parrocchiale nella città, insegnando, preparando i bambini e gli adulti a ricevere i sacramenti, e organizzando opere di carità. Alcune difficoltà a livello locale la costrinsero a spostarsi a Cherbourg, poiché era stata informata che le autorità avevano bisogno d’insegnanti, e spiegò a un sacerdote del posto, il curato Cabart: «Voglio insegnare ai giovani perché siano ispirati dall’amore di Dio e amino il lavoro. Voglio aiutare i poveri e alleviare un po’ della loro miseria. »
Nel 1804, una sua allieva, Maria Dadure, di otto anni, prima di morire, le manifestò profeticamente il suo avvenire. Il curato l’aiutò e le trovò una casa, che Giulia dedicò alla Madonna, Madre Misericordiosa; s’unirono a lei altre tre insegnanti, e nel 1807 quattro di loro professarono i voti. Giulia prese il nome di Maria Maddalena, e in tre anni fu in grado di informare i commissari civili che stavano istruendo duecento giovani ragazze, insegnando loro la religione e i lavori manuali.
Nel 1811 con le sue consorelle lasciò Cherbourg, per far posto alle Suore dellaS. Maria Maddalena Postel2 provvidenza, che in passato avevano svolto la loro attività in quel luogo; seguirono vent’anni di peregrinazioni alla ricerca di una sede fissa per continuare il loro insegnamento. A un certo punto la situazione era così grave che Cabart le spinse a sciogliersi, ma Maria Maddalena Postel replicò: «Sono così certa che Nostro Signore vuole che io riesca a realizzare i miei desideri, che non smetterò di tentare di attuarli con il massimo ardore».
Passarono altri due anni in estrema povertà, prima che il suo incarico fosse riconosciuto, e la congregazione potesse stabilirsi a Tamerville, con l’apertura di una scuola. La congregazione cominciò a crescere, e nel 1832 rilevò l’abbazia di Saint-Sauveur-le-Vicomte, che era in rovina. Sovente ripeteva loro: “Ubbidire è andare al cielo sulle spalle altrui”. Nonostante i suoi ottantun anni di età continuò a dormire su due assi in croce, a portare il cilicio e un busto armato di 1164 punte di ferro, a fare un pasto al giorno e a privarsi del cibo dal mercoledì santo alla Pasqua. La Passione di Gesù costituì l’oggetto abituale delle meditazioni di Madre Postel.
Nel 1837, a Maria Maddalena Postel fu chiesto di rinunciare alla regola che aveva seguito per ventotto anni: le autorità a Roma insistettero affinché adottasse quella approvata per i Fratelli delle Scuole Cristiane, perciò il nome della congregazione divenne Suore delle Scuole Cristiane della Misericordia, che, dopo il Concilio Vaticano II , furono rinominate Suore di S. Maria Maddalena Postel.
Sovente fu sorpresa inginocchiata per aria con le braccia in croce. Nessun difetto fu mai trovato in lei. Fino alla morte conservò un animo giovanile, un corpo pieno di energia, una felice memoria, un giudizio sicuro, un umore uniforme e una carità senza ombra. Era tanto grande il disprezzo che la santa nutriva verso di sé che avrebbe voluto morire sulla cenere. Durante le sue crisi d’asma, a chi s’inquietava, ella rispondeva: “Sto bene perché sto come vuole il buon Dio“
Cessò di vivere il 16-7-1846 novantenne, con una vista, un udito e un passo ancora eccellenti. Pio X la beatificò il 22-1-1908 e Pio XI la canonizzò il 24-5-1925. Le reliquie di Santa Maria Maddalena Postel sono venerate a St-Sauveur-le-Vicomte.