MESSAGGIO DI MONS. LUGI VARI ARCIVESCOVO ELETTO DI GAETA ALLA DIOCESI

Carissimi,

già solo rivolgermi a voi mi crea una grande emozione. Molti dei vostri volti mi sono noti, sono volti di amici con i quali ho condiviso il mio cammino di formazione, o che ho visto crescere nel Seminario Leoniano da quando hanno mosso i primi passi. Con altri, per diversi motivi mi lega un sentimento di stima e di affetto. Quando il Nunzio mi ha comunicato la nomina di Papa Francesco e il nome dell’arcidiocesi di  Gaeta, credo  che il  mio  volto  tradisse  tutta  la  confusione del  mondo,  tanto  che mi  ha  elencato tutte le virtù di questa che è la nostra Chiesa per finire dicendo: “e poi è bella!”. La bellezza è stata la prima considerazione  del nostro arcivescovo Bernardo  che ha esteso questo giudizio di bellezza con l’orgoglio del padre a tutte le persone, sacerdoti, religiosi  e  laici che,  insieme,  disegnano  il volto della Chiesa di Gaeta. L’emozione e la confusione nascono dalla consapevolezza che un vescovo deve amare la sua Chiesa come la ama Cristo, cioè con il desiderio di renderla sempre più bella. In questo tempo pasquale ci incontriamo spesso con il libro dell’Apocalisse che si apre con le lettere agli angeli delle Chiese; per alcuni interpreti questi angeli sono i vescovi, che da una parte sono  il  segno  della  cura  e  della  misericordia  di  Dio nei confronti della comunità, e dall’altra  sono membri di essa, al punto di essere loro in prima persona i destinatari delle lodi, dei rimproveri, delle esortazioni e degli incoraggiamenti. Vorrei,  infine,  fare  mio  il sogno  di Ignazio  di  Antiochia  agli  Efesini, che  scrive:  «il vostro collegio presbiterale degno di Dio, è armonicamente unito al vescovo come le corde alla cetra. Così, nella vostra unità di sentimenti e nella concorde carità, voi cantate Gesù Cristo». Voi tutti pregate per me, vogliatemi bene, perché io già ve ne voglio. Cantiamo insieme Gesù Cristo.

Valmontone, 22 aprile 201

Vostro Don Gigi