“Respice stellam, voca Mariam!”, ripeterebbe san Bernardo, difronte ad una società, quella italiana, che va sempre più caratterizzandosi come società multiculturale, multietnica e multireligiosa. Maria, io la vedo, come la grande Educatrice, che prendendoci teneramente per mano, ci può condurre sulla via della dell’armonia, dell’ascolto dell’altro per conoscerlo, criterio necessario per una convivenza nella pace per coloro che ancora oggi cercano Dio con cuore aperto e sincero.
Questa catechesi non nasce da una riflessione a tavolino, ma dalla mia personale esperienza pastorale come diacono, che nel periodo dell’Avvento ambrosiano, bussa alle case dei parrocchiani per portare la Benedizione natalizia alle famiglie. Mi sono convinto che l’ecumenismo vero e il dialogo con i fedeli delle religioni non cristiane non siano più un problema riservato agli specialisti, ma sul campo ho imparato che ormai bisogna parlare “dell’ecumenismo della porta accanto”. Quando busso ad una porta e mi apre una persona che mi dice con un italiano un po’ stentato: “Padre, sono musulmano”, le stringo la mano e pronuncio la giaculatoria che i nostri fratelli musulmani ripetono molte volte al giorno: “Bismillah ar rahman er rahim”, che significa “Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso”, e inoltre pronunzio queste parole: “Isa ibn Mariam”, Che significa: “Gesù Figlio di Maria”. In quel momento i suoi occhi cominciano a brillare, si illuminano per la commozione che queste parole evocano nel suo cuore, ed ogni diffidenza cade e ci scambiamo l’abbraccio della pace. A dire il vero, congedarmi da quell’abbraccio, mi fa soffrire un po’, perché vorrei che il tempo si fermasse per prolungare il dialogo. “L’ecumenismo della porta accanto”. Porta che si spalanca nel nome di Dio e di Gesù Figlio di Maria!, La porta del cuore, si intende!
Incominciamo questa nostra catechesi con una preghiera che i fedeli musulmani possono condividere con i fratelli cristiani: è la preghiera che i musulmani recitano in ogni circostanza,possiede l’intensità del Padre Nostro e la solennità di un salmo davidico. Questa preghiera costituisce la prima Sura del santo libro del Corano.
Bismillah ar rahman er rahim
Nel nome di Dio clemente e misericordioso.
Lode a Dio Signore dell’universo
il misericordioso,il compassionevole
Sovrano del giorno del giudizio.
Davanti a te solo ci prostriamo in adorazione;
da te, da te solo imploriamo aiuto.
Guida i nostri passi sul retto sentiero,
il sentiero di coloro che tu hai favorito
contro i quali tu non sei adirato
e che non vanno errati.
Questa nostra catechesi non scaturisce da un semplice bisogno di conoscenza della religione, della storia e della cultura islamica, cosa del resto necessaria e doverosa, ma nasce da un profondo sentimento di condivisione della fede dei nostri fratelli musulmani “della porta accanto.
Giovanni XXIII amava esprimersi con questa parole: “Nelle relazioni con gli altri non cerchiamo quelle cose che ci dividono, ma quei valori che ci uniscono”. Queste parole, ispirate dallo Spirito Santo, diventarono così la chiave di volta e la stella polare del Concilio Vaticano II.
Ora i valori religiosi che noi condividiamo con i nostri fratelli musulmani sono molto forti e ci legano ad un comune destino spirituale che parte da molto lontano e ci proietta nella comune attesa della fine dei tempi, il giorno del Giudizio. I nostri fratelli musulmani,come noi, rendono culto purissimo di adorazione al Dio unico e vero, infatti, il primo articolo della loro fede così si esprime: “Non c’è altro Dio all’infuori di Dio” Condividono con i cristiani ed ebrei la comune paternità abramitica, considerano Abramo il primo credente ed adoratore del Dio unico. Ed essendo figli di Abramo, attraverso Ismaele, figlio di Agar, partecipano della promessa e della benedizione che Dio offrì ad Abramo. "In te saranno benedette tutte le famiglie della terra".(Gen.12,14). E inoltre: "Diventerai una benedizione". Riandiamo con la memoria a contemplare anche noi, con il nostro padre Abramo, il cielo di Palestina e riascoltiamo l'invito di Dio ad Abramo:"Guarda il cielo e conta le stelle, se riesci a contarle, tale sarà la tua discendenza". (Gen.15,6).I nostri fratelli musulmani sono quelle stelle che si accesero in quel cielo di Palestina e che Abramo contemplò, e con la loro luce orante illuminano la notte oscura del secolarismo, dell'ateismo e dell'indifferentismo del nostro tempo. I musulmani sono figli di Abramo attraverso Ismaele. Ora se L' Alleanza avverrà attraverso la linea di Isacco,con il segno della circoncisione, tuttavia è Ismaele il primo circonciso nella casa di Abramo. "Anche riguardo ad Ismaele io ti ho esaudito: ecco io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici principi egli genererà e di lui farò una grande nazione" (Gen.16,20). E in Genesi 21,20 si dice:"E Dio fu con il fanciullo(Ismaele)". Ancora una volta viene ribadita la benedizione di Dio ad Ismaele, figlio di Abramo, patriarca del popolo arabo. Quindi i nostri fratelli musulmani condividono con cristiani ed ebrei la benedizione di Dio L’Islam è una comunità orante, la comunità della preghiera: cinque volte al giorno ogni fedele musulmano, all’invito del muezin, interrompe ogni attività, fa le abluzioni rituali e si rivolge a Dio, prostrandosi in profonda adorazione. Ma veniamo ora al nostro tema specifico, al tema dell’icona di Maria nel sacro libro del Corano. Leggiamo quanto dice il documento conciliare Nostra Aetate. “La Chiesa guarda con stima i Musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti,come si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano come profeta; essi onorano la sua Madre Vergine Maria, e talvolta pure la invocano con devozione”. Con questa straordinaria testimonianza che ci ha offerto il Concilio, entriamo ora nella contemplazione dell’icona di Maria secondo la fede islamica. Come nella Chiesa indivisa di Gerusalemme i discepoli del Signore “erano assidui e concordi nel rendere culto a Dio insieme ad alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù” (At.1,14), così allo stesso modo cristiani e musulmani, idealmente uniti con Maria, la Madre di Gesù, possono rendere testimonianza di adorazione all’Unico e Vero Dio, Padre di tutti gli uomini. La fede esemplare di Maria,Madre di Gesù, può costituire il mezzo efficace che unisce idealmente cristiani e musulmani, un ponte gettato fra due comunità che pregano il Dio unico, il Clemente, il Misericordioso. Si può affermare senza ombra di dubbio che la persona di Maria esercita un grande fascino su tutto il mondo islamico. I musulmani designano Maria con il nome di Mariam e spesse volte la chiamano anche con il nome di Sayyida, nome che significa Signora, Padrona e corrisponde al nostro titolo di Madonna, di Nostra Signora. Questo fascino è legato alla grande stima che i musulmani nutrono per figlio di lei, Isa, ritenuto dall’Islam il maggiore dei profeti prima di Muhammed. Ogni volta che il santo Corano nomina Gesù, lo unisce sempre a Maria, sua Madre. “Isa ibn Mariam”. Per i musulmani, uomini e donne, Maria rappresenta il caso di una vergine che dà alla luce un grande profeta, per intervento diretto di Dio, ma è anche e soprattutto il modello del musulmano a motivo della sua fede assoluta e perfetta in Dio. Nei paesi dove esiste una convivenza con i cristiani, i musulmani si associano ai cristiani nei pellegrinaggi verso i santuari mariani e onorano Maria con preghiere, offerte ed ex voto. Tra i santuari mariani spicca tra tutti quello di Fatima, perché legato al nome della figlia amatissima del profeta Muhammed. Un’intera Sura del Corano, la XIX, porta il porta il nome di Maria e la Sura III è intitolata alla famiglia di Imran, padre di Maria. Maria è l’unica donna che compare nel santo Corano con il suo nome proprio: il profeta ha voluto così onorare la Madre di Gesù,chiamandola per nome. Quando il profeta Muhammed purificò il santuario idolatrico della Mecca, la Ka’aba, distrusse tutte le immagini idolatriche, ma raccomandò di conservare le sole figure di Abramo e di Maria con il figlio in braccio. Ora, se si considera che l’Islam è una religione aniconica, cioè proibisce nel modo più assoluto il culto delle immagini, questo gesto è da considerarsi del tutto eccezionale: era l’omaggio che il profeta aveva voluto riservare ad Abramo, il primo credente e a Maria, la Madre di Gesù. Il nome di Maria compare esplicitamente ben 34 volte nel Santo Corano, 24 volte è associato al nome di Gesù. Dall’insieme dei testi coranici è possibile tracciare una biografia di Maria e una valutazione della sua figura. I vangeli canonici sono molto parchi di notizie su Maria, tacciono sulla sua infanzia, sulla sua famiglia,sulla sua religiosità. Il Corano rivela cinque episodi della vita di Maria: Natività, ritiro nel tempio, annunciazione, parto verginale e la difesa da un’ atroce calunnia.
-Natività di Maria e sua offerta a Dio da parte della madre.
Nel Corano il nome della madre di Maria non compare, essa viene introdotta come moglie di Imran. Quando Maria nacque, sua madre la offrì a Dio con queste parole: “ Signore, io voto a Te ciò che è nel mio seno, sarà libera dal mondo e data a Te. Accetta da me questo dono, che sei colui che ascolta e che conosce. Io l’ho chiamata Maria e la metto sotto la tua protezione, lei e la sua progenie, contro Satana, il reietto. E il Signore l’accettò d’accettazione buona e la fece crescere rigogliosa “. (Co.3,35-37).
-Il ritiro al Tempio. E’ Maria stessa che si ritira nel Tempio per adempiere il voto di sua madre. Il luogo del ritiro è una costruzione nella parte orientale del Tempio, chiamato Mihrab.
“E Zaccaria la prese sotto la sua protezione, e ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel Mihrab vi trovava del cibo e le diceva: “ O Maria, donde ti viene questo?”. Ed ella rispondeva: “ Mi viene da Dio, perché Dio dà della sua provvidenza a chi vuole, senza conto”. E rammenta quando gli angeli dissero a Maria: “ O Maria, in verità Dio ti ha prescelta e ti ha purificata e ti ha eletta su tutte le donne dell’universo. O Maria, sii devota al tuo Signore, prostrati e adora con chi adora”. (Co.3,37.42-44).
-L’Annunciazione. Il Corano riporta due annunci a Maria, che avvengono ambedue nel ritiro del Tempio, cioè nel Mihrab, il luogo del soggiorno abituale di Maria, dunque a Gerusalemme. Nazaret non è nemmeno citata nel Corano. Latore dell’annuncio è il ruh o spirito, non si tratta di Spirito Santo, ma di spirito angelico. “ O Maria, Iddio ti annuncia la buona novella di una parola che viene da lui, e il suo nome sarà il Cristo, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro e uno dei più vicini a Dio. Egli parlerà agli uomini dalla culla come un adulto, e sarà dei buoni”. “O mio Signore, rispose Maria, come avrò un figlio se non mi ha toccata nessuno?”. Rispose l’angelo: “ Eppure Dio crea ciò che vuole: allorché ha deciso una cosa non ha che da dire:Sii!, ed essa è. Ed egli gli insegnerà il Libro e la Saggezza e la Torà e lo manderà come suo messaggero ai figli d’Israele…”. (Co.3,45-49).
L’annuncio viene reiterato nella Sura I9,I7-2I, che è intitolata “Mariam”e si esprime con queste parole: “ E noi le inviammo il nostro Spirito che le apparve sotto la forma di uomo perfetto. Ella gli disse: “ Io mi rifugio nel Misericordioso, avanti a te, se tu sei timorato di Dio!”. Le disse: “ Io sono il messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo purissimo”. “ Come potrò avere un figlio, rispose Maria, e se nessun uomo mi ha toccata mai, e se non sono una donna cattiva?”. Disse: “Così sarà. Perché il tuo Signore ha detto: Cosa facile per me è questa, e noi per certo faremo di lui un segno per gli uomini, un atto di clemenza nostra: questa è cosa decretata”. (Co.I9,I7-2I).
L’obiettivo dell’annuncio è la nascita di un figlio, detto kalima o verbo: parola che richiama il logos giovanneo. I musulmani gli danno il senso di fiat imperativo categorico, col quale Dio ha concesso la nascita a Gesù, figlio di Maria. Nel racconto traspare la sorpresa di Maria per lo strano annuncio, il che mette in rilievo senza equivoci la maternità verginale di Maria. Alla protesta di Maria, l’angelo adduce la volontà di Dio, da accettare come cosa decretata.
– Il parto di Maria. Il parto avviene in un luogo deserto, d’inverno, sotto un tronco di una palma ormai secca. Il racconto ha tutto il sapore e il candore tipici dei vangeli apocrifi e richiama alcune suggestioni del racconto genesiaco di Agar, cacciata da Sara con il figlio Ismaele nel deserto, dove sul punto di morire di fame e di sete, viene visitata e confortata dal Signore, che fa sgorgare per loro una sorgente di acqua.(Gen.21,15-21).
“Ed essa lo concepì e s’appartò col frutto del suo seno in un luogo lontano. Ora le doglie del parto la spinsero presso il tronco di una palma e disse: “Oh, fossi morta prima, oh, fossi ora una cosa dimenticata e obliata!”. E la chiamò una voce di sotto la palma: “Non rattristarti, ché il Signore ha fatto sgorgare un ruscello ai tuoi piedi: scuoti il tronco della palma e questa farà cadere su te datteri freschi e maturi. Mangiane dunque e bevi e asciuga gli occhi tuoi! E se qualcuno tu vedessi, digli: Ho fatto voto al Misericordioso di digiunare e non parlerò oggi ad alcun uomo”. (Co. 19,22-26).
La voce che interviene “di sotto la palma” è quella del bambino.
-Difesa da un’atroce calunnia. Quando Maria fece ritorno a casa sua col bambino in braccio, la gente, sapendola non sposata, l’addita al pubblico ludibrio. Ella con l’indice puntato indica il bambino e avviene il miracolo, già preannunciato dall’angelo nell’annunciazione. Il bambino comincia a parlare in difesa di sua madre e la gente crede. “ Poi venne col bambino alla sua gente portandolo in braccio. “ O Maria, le dissero, tu hai fatto una cosa mostruosa. O sorella di Aronne, non era tuo padre un uomo malvagio, né fu peccatrice tua madre!”. ed essa indicò loro il neonato, e dissero:” Come parleremo noi a chi è ancora nella culla bambino?”.Egli disse: “ In verità io sono il servo di Dio, il quale mi ha dato il Libro e mi ha fatto profeta, e mi ha benedetto dovunque io sia e mi ha prescritto la preghiera e l’elemosina finché sarò in vita, e mi ha fatto dolce con mia madre,non mi ha fatto violento e malvagio. Sia pace su di me, il dì che nacqui e il dì che muoio e il dì quando sarò suscitato a vita”. ( Co.19,27-33).
Possiamo notare alcuni titoli cristologici tipici della teologia coranica. Il prodigioso bambino si rivela in pari tempo servo (‘abd ) e messaggero ( rasul) di Dio.
– I titoli mariani e la dignità di Maria secondo il Corano.
Maria è un segno ( ayat ) per l’universo. Segno nel quale si manifesta la sapienza e la misericordia di Dio.” E così anche del figlio di Maria e di sua madre facemmo un segno e demmo loro rifugio su un’altura tranquilla e irrigata di fonti “. ( Co.23,50 )
cfr. Sura 91.
– Maria è l’immacolata e la predestinata.
“ Ed ecco, presero la parola gli angeli e dissero: “ O Maria, Dio ti ha prescelta, ti ha resa immacolata, ti ha posto sopra tutte le donne dell’universo”.
– Maria è modello ( mathal ) dei credenti. “ E Dio propone ad esempio per coloro che credono Maria, figlia di Imran, che si conservò vergine, sì che noi insuflammo in lei del nostro spirito, e che credette alle parole del suo Signore e nei nostri libri, e fu una delle donne devote”.
– Maria è modello di fede. La fede è il postulato essenziale per il musulmano, e Maria verificò in pieno questa condizione inderogabile, come consta dal citato versetto. Si noti che il Corano non impiega il termine amana, vocabolo classico per indicare la fede ( iman ), ma il termine intensivo di saddiqa, che letteralmente significa: veritiera, sincera, giusta, eccellente, e quindi santa. Maria è la vera musulmana e il Corano la chiama qanita, cioè devota a Dio come Abramo , (cfr.Co.66,12).
La tradizione musulmana ha assunto senza alterazione i dati del Corano e ha cercato di chiarirli, completarli e di spiegarli. I commentatori del Corano amplieranno i dati relativi a Maria attingendo ai vangeli canonici ed apocrifi. E’ sorta così cosi un’abbondante letteratura mariologica a cui attingere per conoscere l’attenzione devota che i musulmani hanno per Maria, la madre di Gesù. i mistici sufi si sono occupati di Maria con un amore tenerissimo e vedono nella sua persona l’ideale dell’unione con Dio. Rabia, la grande mistica, fu detta la seconda Maria.
Conclusione.
Come conclusione riflettiamo su questo detto di Gesù, riportato da Matteo: “ Chi accoglie voi, accoglie me e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta, avrà la ricompensa del profeta e chi accoglie un giusto come giusto avrà la ricompensa del giusto”. ( Mt. 10,41 ).
Ora i nostri fratelli musulmani, accogliendo Gesù, figlio di Maria, come profeta inviato da Dio, avranno la ricompensa del profeta. Ma gli arcani disegni di Dio chi può conoscerli e penetrarli? A noi oggi non è dato indagarli. I musulmani credono che Gesù ritornerà alla fine dei tempi come “Segno dell’Ora” ad inaugurare il grande giorno della fine dei giorni e il primo giorno dell’era senza tramonto. Forse in quel giorno nel quale il Signore Gesù si manifesterà come l’ “Alfa e l’Omega”, come il principio e la fine,quando verrà a ricapitolare tutte le cose per riconsegnarle al Padre; forse allora il profeta tanto amato dai nostri fratelli musulmani si manifesterà come il Signore Gesù ed essi, prostratisi lo adoreranno. E anch’essi si assoceranno al canto finale dell’Apocalisse: “ Maranathà- vieni,Signore Gesù!”e pronunceranno il loro “Amen”. Perché, come ha detto un grande sufi, un grande mistico musulmano del Medioevo: “Chi si ammala d’amore per Gesù, figlio di Maria, non guarirà più”.