Più di qualche anno fa ormai, ho giurato di "difendere gli infermi da ogni cosa ingiusta e dannosa", ma, da quando il Coronavirus è entrato nelle nostre corsie, avverto un senso di impotenza.
Nella fatica del mio mestiere c'è anche la gestione psicologica di una malattia che è nuova, senza un vaccino, e fa paura.
Dopo una certa età, quel che fa paura ai malati, è anche sentirsi soli, smarriti, incapaci di comprendere il susseguirsi delle cose.
I familiari non possono venire a visitarli, c'è rischio di contagio anche per loro.
Allora ogni giorno, l'ansia e l'amore per i loro cari, formano file fuori dall'ospedale, con un sacchetto in mano, per consegnare qualche effetto personale. I comodini dei pazienti Covid sono pieni di foto di mogli, mariti, figli, nipotini, nonni. Ecco i nonni,il cardine della nostra società, questo maledetto virus sta spazzando via una generazione di nonni!
Non è vero che il Coronavirus attacca prettamente loro…lui non fa preferenze. Ho visto piangere ragazzi di 30 anni, donne cinquatenni disperate al pensiero di non fare più ritorno a casa dalla loro famiglia. Si perchè questo virus ti pervade, ti toglie il respiro, è come un fuoco che noi cerchiamo di domare con le terapie sperimentali e con il supporto di ventilatori meccanici, ma purtroppo molte volte è lui ad averla vinta.
Per noi medici è una sconfitta, ma non ci scoraggiamo mai, assicuriamo il nostro supporto psicologico e le nostre cure a tutti, dando sempre loro la speranza. Ma la cosa più dura, oltre che lavorare tante ore bardati con una tuta idrorepellente, doppi guanti, mascherina soffocante ed occhiali, è rispondere a quel telefono…
Non nascondo che più di qualche volta, ho dovuto trattenere le lacrime… "dott.ssa ma mia madre è intubata? La prego le dica che ce la deve fare, deve essere forte, che io e mio fratello la amiamo e la aspettiamo a casa".
"Dott.ssa oggi è il compleanno di mio papà, le può dare un bacio virtuale da parte nostra? Sa oggi compie 70 anni e dovevamo andare a festeggiare fuori con tutta la famiglia…" Allora io, lascio tutto quello che sto facendo e con il magone in gola, corro da loro. Vedere un sorriso, un sospiro di sollievo sui loro volti, anche solo se gli porto un giornale, mi ricarica e mi riempie di orgoglio perchè onoro ogni giorno quel Giuramento con cui ho realizzato il mio sogno più grande, da quando ero bambina, quello di essere un MEDICO.
Oggi è Venerdi Santo, giorno di passione…questa è sicuramente la quaresima che ho vissuto con più Pathos. Ieri mattina vedere una paziente appena deceduta, nuda sul letto, essere cosparsa di disinfettante, avvolta in un lenzuolo bianco imbevuto di alcool, mi ha riportato al Sacro Sepolcro…Gesù avvolto in quel lenzuolo bianco. Solo che questi defunti non possono essere accompagnati dai loro cari, è questa la cosa più atroce!
Entrano in ospedale in isolamento, vivono la degenza da soli, senza vedere nessuno e non si sa se facciano ritorno a casa.
Per tutti noi cristiani c'è la speranza della Risurrezione, ma la Risurrezione che dobbiamo vivere è quella spirituale, da subito!
Questo virus ci ha fermato, ci sta facendo riflettere, ci ha insegnato che nulla è indispensabile, stiamo riscoprendo il vero valore delle cose, che senza gli affetti più cari ci sentiamo soli e più fragili. Forse ci sta rendendo migliori, quando tutto sarà finito, non dimentichiamolo.
Ti ringrazio per la tua vicinanza, con affetto Francesca.